11 luglio 2006

Chapeau

Comunque... chapeau.

Nel calcio moderno i miti si contano sulle dita di una mano: Pelè e Maradona. Tutti gli altri, anche i più forti, sono un gradino più giù, inevitabilmente protagonisti della storia, non della leggenda: da Di Stefano a Sivori, da Cruyff a Beckenbauer, da Platini a Baggio, da Eusebio a Puskas, da Van Basten a Pruzzo.

Il 9 luglio 2006 però è un giorno particolare e non solo perché l'Italia ha vinto per la quarta volta il mondiale di calcio; il 9 luglio 2006 è il giorno in cui un poeta maledetto è uscito di scena con i versi più audaci, in cui un peintre maudit ha pennellato per l'ultima volta su una tela infinita, in cui il primo e ultimo "bandito gentiluomo" del pallone ha detto "addio", alla sua maniera.

Il 9 luglio 2006 è il giorno in cui una nuova leggenda, la terza, scrive il proprio nome nel firmamento del calcio.

Zinedine Yazid Zidane, dall'Algeria ai vicoli di Marsiglia e poi al mondo intero...

Nella storia la Coppa del Mondo nel 1998 con quella magica doppietta in finale e l'Europeo nel 2000 ai danni dell'Italia. Poi il Real Madrid e l'addio alla nazionale...

Ma voleva tornare a guidare la sua Francia al secondo titolo mondiale. E lui è tornato, ridicolizzando spagnoli, brasiliani, portoghesi: ha segnato e fatto segnare, la speranza che ogni partita non fosse l'ultima.

Nell'ultimo atto di Zizou c'è tutta l'essenza del calcio, della vita: cucchiaio morbidissimo e uno a zero, dribbling e contrasti, dolore alla spalla, colpo di testa destinato al gol sventato da Buffon, quindi la testata finale sullo sterno di Materazzi. E così si chiude il sipario e se ne va l'uomo che ha siglato gol memorabili e che ha ha conquistato 12 espulsioni. Se ne va Zidane: chapeau.

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