20 ottobre 2006

Questo è il vero spirito sportivo!

Camoranesi: Io sto con i cascatori (La Stampa)
«Il calcio è anche astuzia, pure quella è un’arma. Se l’arbitro è più furbo di te ti caccia. E finisce lì».


Voleva andarsene quest’estate. «Vero. Dissi: “Cavolo, mi sono fatto un mazzo così per arrivare fin qua e adesso devo andare in serie B?”. Dal mio punto di vista, poi, senza alcuna colpa».

Perché non ha fatto come Vieira, Ibra e gli altri? «Attenzione, ci terrei fosse scritto chiaro. Non ho avuto la possibilità di scegliere».

Nemmeno Trezeguet aveva una gran voglia, però a lei l’hanno bollata come «mercenario». «Ancora questa storia? Ormai è passato un mese. Ma io dovevo anche pensare alla mia carriera e ho detto ciò che avevo in mente. Non mi piace dire falsità. Ai fischi non ci facevo caso, avevo altro per la testa. Non sono uno di quei giocatori che va sotto la curva a gettare la maglia».

Lei ha un contratto e a fine stagione che si fa? «Vediamo. Spero che sia importante anche la volontà di un giocatore. Quest’anno è stato privilegiato il desiderio della società».

Rimessi i piedi in A la Juve mollerebbe uno dei migliori al mondo? «Ho detto vediamo, non che andrò sicuramente via. Dialogare serve a questo».

Alfredo Di Stefano ha detto: «Ci vergognavamo a esultare come pazzi dopo un calcio di rigore, per aver sfruttato un simile vantaggio». Oggi c’è chi grida per averne lucrato uno. «Devo dire che il calcio è cambiato? Forse. Ma io sono d’accordo con i simulatori, perché il pallone è fatto anche di furbizia. Io mi sono tuffato anche quando giocavo in strada. La furbizia è un’arma: se l’arbitro lo è più di te, ti caccia. Finita lì. Tutti i grandi giocatori erano furbi».

Si sarà consolato con il mondiale. Ora si sente italiano? «Sono orgoglioso di questa vittoria, ma mi sento argentino: là sono nato e cresciuto. Ma ho difeso i colori dell’Italia degnamente. Penso che nessuno possa dirmi nulla».

La notte di Berlino ha svuotato il cassetto dei sogni? «No, manca la Champions League».

Fantascienza vincerla con la Juve? «Dobbiamo tornare in A, poi qualificarci. Parleremo, ma non è irreale».

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